Quant'è lunga la corsa del piombo

-1-

Ore 16:15 di una calda giornata di Giugno...

Il signor Luigi Lorusso stava incontrando il suo ennesimo 'cliente'...
Questa volta c'era in ballo, però, una bella somma: 10 milioni di euro.
Questa era la somma che alcuni industriali erano disposti a pagare per nascondere in qualche campo la loro 'roba'.
Luigi aveva già trattato questo tipo di affari: ti metti d'accordo con qualche contadinello delle parti che, ad esempio, ti deve dei soldi e ti aggiusti così per lo smaltimento ...
Poi arriva la parte più difficile: il trasporto dei materiali fino la campo.
Luigi fino a quel momento si era sempre affidato a qualche camioncino preso in prestito dai posteggi vicino alle fabbriche: piccoli abbastanza da passare inosservati alla polizia ma abbastanza spaziosi da caricarci qualche quintale delle sue merci ...
Oggi era diverso: i rifiuti erano talmente tanti che sarebbero serviti almeno 2 o 3 campi  per nasconderli e di camion ne avrebbe dovuti trovare almeno una mezza dozzina di grandi dimensioni...
Sta volta temeva di aver fatto un passo più lungo della gamba accettando quell'incarico che ,anche se lucrosamente pagato, avrebbe potuto segnare la sua fine.
Questi pensieri affollavano la sua mente mentre si recava in un palazzone abbandonato all'estremità della piazza del paese in quel pomeriggio estivo che avrebbe segnato la sua vita.
A Luigi di questi affari non capitavano da quando lavorava ancora per il Clan...
Appena quest'ultimo pensiero gli sfiorò la mente e il suo corpo fu attraversato da un brivido.
Non doveva più pensare al suo passato, al QUEL suo passato, che ormai gli sembrava un tempo assai remoto; ormai da ben due anni la sua vita era diversa, da due anni, infatti, si era messo 'in proprio'.
Prima lui lavorava per il Clan,’tutto me stesso per il boss,niente a nessun altro' questo era il giuramento da lui pronunciato,spezzato poi quella notte di 2 anni or sono.
A diciotto'anni entro a far parte della 'famiglia' e grazie alle sue doti e alla sua furbizia in cinque anni lui si era guadagnato un posto importante nel Clan: era il braccio destro del Boss.
Nonostante tutti i sacrifici e la posizione di rilievo non si sentiva ancora bene... gli sembrava di soffocare ,non aveva libertà, a volte pensava persino che quello non fosse il suo destino.
Tutto questo lo portò a tradire il clan, la sua 'famiglia adottiva'.
Era bastato così poco: chiamare da un numero non rintracciabile la polizia e dare l'indirizzo del loro covo.
Così venne a sapere che il clan era stato scoperto dalla polizia e molti pezzi grossi, compreso il capo, erano stati presi e avevano vinto vitto e alloggio gratuito fino alla fine dei loro giorni...
La chiamata era passata per una soffiata anonima da parte di un loro clan rivale.
Per lui era tutto finito ,niente ordini, niente capo e niente sospetti.....poteva ricominciarsi una vita nell'unico modo che conosceva : facendo affari sporchi.
E mentre l'aria si riempiva dell'odore degli alberi e dei fiori delle aiuole, la città si stava animando: finendo ,infatti, l'orario degli uffici le strade si andavano riempiendo di pendolari.
'Che peccato' pensò Luigi 'non possono ammirare questa splendida piazza'
E aveva ragione , infatti a Maggio e a Giugno quella piazza era uno spettacolo, sembrava di essere arrivati in paradiso, sbucando fuori dai corridoi tra i palazzoni dei quartieri malfamati....
Il dolce odore dei fiori si diffondeva nell'aria insieme al ronzio delle api ronzanti qua e là, dovevano aver fatto alveare proprio nell'albero sopra a Luigi: il profumo di miele era inconfondibile.
Era stata eletta unanime come 'piazza principale’ data sia la dimensione ma soprattutto per la tranquillità che infondeva entrandoci e per la bellezza degli alberi e delle aiuole, tutto sempre curato grazie alle offerte di un misterioso benefattore' che lui conosceva molto bene.......
Ora non ho tempo per queste smancerie- pensò Luigi tornando alla realtà.
L'incontro era fissato per le cinque... ormai mancava solo più un quarto d'ora... doveva sbrigarsi, quelli non erano tipi da prendere così alla leggera il suo ritardo.
Così, controvoglia, si mise in cammino a passo svelto cercando di non far caso ai colori e agli odori del parco , non sentì nemmeno l'odore delle ciambelle appena cotte , in una giornata qualunque non ci avrebbe pensato su nemmeno due volte e sarebbe corso a mangiarsi almeno una mezza dozzina di ciambelle glassate,ma oggi non poteva permetterselo....
Non si fermò nemmeno davanti all'aiuola principale pomposamente nominata dai frequentatori del parco come " la settima meraviglia del mondo moderno" ad indicare quanto gli abitanti tenessero a quel parco. D'altronde era  il loro unico punto di svago, qui la domenica venivano tutti a prendere almeno una boccata d'aria fresca prima di ributtarsi per altri sei giorni nello smog cittadino....qui vi venivano anche a giocare i ragazzi , nei campetti nel lato ad est del parco, che era ormai diventato per tutti simbolo di libertà e di natura, tutti , compreso Luigi.....
Dopo dieci minuti eccolo arrivare davanti alla porta del palazzo abbandonato dov'era fissato l'appuntamento con i suoi mandanti.
Intanto dall'altro lato della piazza un ragazzo sulla ventina stava sgattaiolando in mezzo al traffico di pendolari dell'ora di punta , aveva con se una borsa rigida per contrabbassi , ma lui ,di musica , non se ne intendeva affatto.....
-Questa confusione è l'ideale per non farsi scoprire- pensava - adesso quel maledetto figlio di buona donna avrà quel che si merita... vendicherò mio padre e il clan , distrutti entrambi dalla sua mania di grandezza-
Il mal pensante era Antonio, unico figlio dell'ex-boss del clan....infatti dopo la soffiata finirono in prigione , sì , i pesci grossi, ma non tutti .
Antonio era uno dei pochi che era riuscito a scappare dalla retata e, al contrario degli altri, iniziò da subito a nutrire dei sospetti nei confronti di Luigi.
Non faceva, però, più parte del clan poiché dopo la cattura del padre gli altri "superstiti" non si fidarono più di lui ed elessero un altro a capo del clan...
Queste erano le due ragioni che lo avrebbero spinto a cercare di vendicarsi su quello che, per, lui era l'unico vero colpevole...
Ecco a cosa gli sarebbe servito l'ultimo ricordo di suo padre.
Dentro a quella valigia era riuscito a nascondere il suo fucile , in realtà suo padre glielo aveva regalato affinché si andasse a divertire al poligono ma a lui a quell'epoca non importava niente saper sparare , non pensava che gli sarebbe tornato utile infatti non si era mai impegnato realmente se non per far un po' contento il padre, poi col tempo le uscite al poligono andarono sempre scemando fino  a diventare solo un ricordo di quel fucile appeso al muro.
Così in quei due anni aveva continuato a prendere lezioni e, spinto da un obiettivo reale, era diventato un discreto tiratore sulla lunga distanza...
Luigi era quindi di fronte a un caseggiato disabitato, nell'angolo più buio della piazza.
Dovette così farsi coraggio ed entrare in quella porta laterale che aveva davanti.
Subito fu travolto da una puzza di piscio di gatto e topi morti, per alcuni tratti sotto i piedi non vedeva più le piastrelle giallastre del pavimento ma solo una coltre di scarafaggi morti stecchiti.
Avanzò tentoni nell'oscurità per almeno due minuti finché non trovò, o meglio inciampò, nella scala, dovette comunque riuscire a percorrere cinque rampe di scale prima di arrivare all'appartamento all'ultimo piano, l'unico rimasto abitabile in quel condominio cadente, una catasta di mattoni tenuta insieme solo più dalle ragnatele.
Appena vide com'era conciato, rabbrividì: quelle due o tre cadute lo avevano fatto diventare quasi peggiore della "merce" che stava andando a comprare.
Stava ormai per entrare e non riuscì assolutamente a rendersi presentabile tant'era il fango che gli incrostava il vestito.
Superò così la soglia dell'appartamento andando incontro al suo destino che, sentiva, non essergli assolutamente favorevole.
-ingegner Luigi vedo che lei ama trattarsi non meglio della merce con cui ha a che fare-
L'uomo che aveva parlato era un individuo sulla sessantina con capelli e barba molto lunghi che oscuravano un viso già solcato da profonde rughe , il fisico sembrava ancora molto robusto nonostante l'età e la carnagione era leggermente scura ,quasi fosse stata scottata dal sole primaverile.
-Signor Nino cosa la porta a presentarsi di persona a quest’appuntamento? É pericoloso! E se la scoprissero?-
Il signor Nino stette un attimo in silenzio, iniziò a grattarsi la barba cespugliosa che gli copriva tutto il collo e il mento.
Scoppiò quindi in una risata che fece tremare i muri e il palazzo sembrò essere a un passo dal crollo.
-Per prima cosa chiamami pure "zu' Nino" giuro che se ti sento chiamarmi ancora una volta "signore" ti uso per le fondamenta del mio palazzo.-
Parlava in un modo che era a metà tra il divertito e il seccato, ma doveva avere una certa fama perché Luigi dopo queste parole diventò pallidissimo.
Zu' Nino continuò a parlare come se niente fosse -E poi di chi dovrebbe aver paura? I piedipiatti che ci davano la caccia o sono pieni di soldi-fece una lunga pausa nella quale si avvicinò a un fucile appoggiato in un angolo-o sono pieni di piombo- terminò la frase fingendo di sparare verso un manichino dalla parte opposta della stanza.
-Comunque tu sarai venuto qua per un motivo vero?-riprese Nino posando il fucile.
-Ah sì. Dunque per quel carico che sta’ da fare? Mi dica solamente dove prelevare la merce e al resto ci penso io-.
-Calma! Chi te lo dice che ci sia UN carico? E se ce ne fossero due, tre, che faresti?
-Eseguirei gli ordini, naturalmente dietro giusto compenso….
-Hahahaha- Zu’ Nino scoppiò in una fragorosa risata quasi si aspettasse quella risposta.
-Lascia da parte i soldi per il momento-continuò ammiccando verso un tavolino su qui erano appoggiate alcune mazzette di pezzi da cinquecento.
Uno strano luccichio passò per lo sguardo di Luigi.
-Certo, certo. Vedo che per certe cose non badate a spese per certe cose. Benissimo! Sono disposto a qualunque cosa per accontentarla!
-Hahahahaha! Vedo che sei molto sicuro di te! Mi piacciono i ragazzi come te mi ricordano tanto la mia giovinezza.
-Mi fa piacere ma credo già di conoscere la domanda che mi sta per fare
-Ah sì e quale sarebbe?
Luigi indugiò un po’ in un angolo buio della stanza prima di rispondere.
-Vede, lei saprà di sicuro che questo non è il mio primo affare, ma lei di sicuro non sa che prima di darmi a questo genere di “lavori” in proprio rispondevo a un capo che mi obbligava a fare tutto ciò che voleva dicendo che alla fine sarei diventato come lui.
Ma i giorni passavano e diventavano mesi e mesi e anni…..
Lui niente , ogni giorno uguale , stessa giornata , stessi ordini , stesso lavoro...
-E lei che ha fatto? L’ha ucciso?- interruppe Nino
-No no! Io non arriverei mai a uccidere qualcuno, non sono quel tipo di persona!
 Semplicemente me ne sono andato, ho cambiato vita!
-Non vedo come questo possa centrare con noi adesso….
-Vede Zu’ Nino….so che lei mi stava per chiedere se io volessi prendere parte ai suoi affari ma credo che adesso lei sappia già cosa le risponderei….
-Mi hai anticipato! E sì te lo avrei voluto chiedere…
Ma adesso sarebbe meglio se iniziamo a parlare del nostro carico.
-E di quanto le costerà questo carico
-Hahahaha vedo che lei è sempre un passo avanti a me!
Iniziarono dunque a parlare a lungo di tutti i dettagli relativi al costo alla quantità e al tempo per finire quel lavoro.









2
La Natura
Parlarono a lungo loro due, soli, finché il sole morente non smise di dipingere le nuvole col suo rosso chiarore, sparendo dietro ai monti.
Luigi si avviò quindi verso casa, sperando di riuscire a chiudere occhio il prima possibile già immaginando cosa gli sarebbe toccato l'indomani
Lo svegliò un messaggio anonimo,diceva: "Mi fido,cerca il campo adatto, poi torna,Io ti aspetto!
Guardò la sveglia: erano le 6 del mattino
Imprecò sotto voce e si avviò verso la cucina.
Tempo dieci minuti era già pronto ad uscire.
Salì sulla sua decappottabile e accese il navigatore.
Il paesaggio urbano, monotono, era già illuminato dai primi raggi di un sole neonato.
Le strade deserte e i semafori ancora lampeggianti lo fecero sentire ancora più solo di quanto fosse già: da alcuni mesi sognava una famiglia, una moglie e una vita normale.
Insomma sognava tutto ciò che la sua vita gli aveva impedito.
Pensò a Giulia, la sua ultima ragazza che lo lasciò appena seppe del Clan, ai suoi capelli biondi e lisci, ai suoi occhi di un azzurro oltremare, pensò a quanto si erano amati in quei pochi anni che erano stati insieme, al suo sguardo, sgomento e incredulo,quando venne a scoprire in che tipo di affari si stessero cacciando.
La voce del navigatore lo risvegliò dai suoi pensieri di un passato ormai remoto.
Nino gli aveva indicato una fattoria che sicuramente avrebbe ospitato qualunque quantità di rifiuti.
Mancava ancora poco più di venti minuti e il paesaggio intorno a lui stava cambiando: le strade cittadine lasciavano il passo sempre più ai campi e le case diventavano sempre più rare.
Non si era mai reso conto di quanto fosse bella la natura incontaminata, lui che era abituato a essere circondato dal cemento e dai palazzi. 
Il sole iniziava quindi a fare capolino all'orizzonte mostrando quasi metà del suo disco dorato.
Le nuvole erano ancora di un color rame, e con loro buona parte del cielo.
Una leggera brezza si era alzata, andando a muovere il grano ancora verde dei campi come migliaia di fili di seta.
Cercava di rimanere concentrato sul suo lavoro ma non ci riusciva .
La natura intorno a lui, quasi come se provasse un ultimo disperato tentativo per salvarsi, sembrava rinascere con la luce del sole: l'aria era piena dei cinguettii degli uccelli, i cavalli, liberi in recinti estesi fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare, correvano come solo loro sanno fare, scaldati dai primi tiepidi raggi del sole. 
La strada, andando sempre verso est attraversava campi e pascoli, dove iniziavano a svegliarsi mucche, pecore e gli altri animali da pascolo.
Stormi di uccelli gli festeggiavano sopra la testa, quasi ad assomigliare a una squadriglia di aerei militari.
Vide uno stormo di rondini che si librava nel cielo facendo piroette, giri della morte e repentini cambi di direzione in aria con la più perfetta sincronia, quasi a sembrare un’unica macchia nera in quel cielo incredibilmente azzurro.
Luigi, soggiogato dalla bellezza della natura, si accorse con rammarico che il suo viaggio era finito.
Scese dalla macchina e s’incamminò verso la cascina fatiscente che distava poco più di cinquanta metri dalla strada.
Il fattore, un tipo più vicino ai sessanta che ai cinquanta, stava già lavorando un campo poco distante.
Appena lo vide posò la zappa e gli andò incontro.
Aveva un viso arso dal sole, capelli e barba completamente grigi, il fisico asciutto e leggermente incurvato a causa del duro lavoro nei campi.
-Cosa vuole lei qui?l’'accoglienza non fu certo delle migliori e Luigi esitò un attimo, non sapeva se dire tutto subito: perché era arrivato lì e quali erano i suoi, loschi, scopi.
Alla fine scelse una scusa, almeno in quel primo momento, non voleva correre nessun rischio.
-Starei cercando di acquistare un lotto di campi qui vicino e ho saputo che lei vorrebbe venderne alcuni…
-È disposto a pagare quanto chiedo?-
Quella risposta lo lasciò un attimo interdetto.
- sì sicuramente, i soldi non mi mancano-
-bene allora chiamo mia figlia e la faccio accompagnare ai campi.
Arrivò dopo una decina di minuti una ragazza, circa della stessa età di Luigi, che si presentò come la figlia del fattore.
Era una ragazza abbastanza alta, con il corpo slanciato e atletico, un viso bianco, ma non pallido, la pelle sembrava liscissima, come se non avesse mai lavorato nei campi insieme a suo padre, i capelli erano di un marrone chiaro, leggermente mossi, sciolti a caderle sulle spalle, a completare il tutto un paio di occhi verde-mare che ricordavano a Luigi l’acqua limpida della costa marittima.
 -ciao sono Martina!Buona mattina!Cosa ti interessa? Mio padre ha borbottato qualcosa su dei campi…
-sì, vorrei vedere il campo che avete in vendita….
-In svendita vorrai dire….Comunque seguimi: il sentiero è abbastanza lungo.
Nonostante fosse ancora mattina, Martina si era messa una maglia a maniche corte, in tessuto sintetico, che non nascondeva assolutamente le sue curve sinuose.
Probabilmente percorreva quella strada quasi ogni giorno, vista la facilita con cui avanzava anche nei tratti.
Più impervi 
Impiegarono circa dieci minuti solo per salire sulla cima di una collina lì vicino,dalla cima Luigi poteva osservare tutti i campi lì intorno 
fin dove si poteva posare lo sguardo c'erano solo campi,alberi e animali liberi,la città non si vedeva nemmeno all'orizzonte
Quello era sicuramente il posto più lontano dalla sua vita quotidiana che avesse mai visto, lui che dalla sua amata città non era mai uscito.
Solo qualche viaggio per le vacanze,sull'autostrada verso qualche spiaggia rinomata o l'impianto sciistico più 'IN' del momento.
A quello si fermava la sua conoscenza della natura, lui che negli ultimi anni aveva inquinato decine di piccoli campi poco distanti dall'area industriale.
Eppure a lui,cittadino dalla nascita,qualcosa si era mosso dentro e si rese conto in quell'istante che quella era una bella vita:all'aperto ,lontano dallo stress cittadino , lontano dallo smog della città.
Ma,ahimè,lui adesso aveva le mani legate e doveva assolutamente comprare quel campo.
–allora il campo qual è?– chiese Luigi con il  fiato corto
–il campo ti sta davanti...
Dicendo questo indicò tutto davanti a loro, non si vedeva niente se non campi a perdita d'occhio .
-Ah! E perché lo volete vendere? Non mi sembra nemmeno che lo abbiate mai coltivato...
-siamo obbligati a venderlo,dobbiamo restituire dei soldi ad una persona....non proprio raccomandabile...e se noi non gli restituiamo i soldi entro pochi giorni non oso immaginare cosa ci potrebbe fare-mentre diceva questo un'ombra oscurò il suo bel viso e Luigi capì subito chi fosse quel losco figuro
Il resto della giornata Luigi lo passò in mezzo ad altri campi,erano tutti di contadini che avevano un debito con Nino.
Luigi sentiva la paura nelle loro voci,non gli era mai capitato in quei dieci e più anni di trovarsi a tu per tu con chi ci rimetteva. 
E la sensazione che si provava non gli piaceva per niente.

Tornò a casa esausto e frastornato:non sapeva più cosa fare con l'affare che,lui ne era certo,gli si sarebbe ritorto contro.
 

3
                              Antonio
Antonio era rimasto in attesa per almeno due ore senza che accadesse nulla.
Dopo che Luigi era entrato nell`attico non era più riuscito a vederlo.
Su quel lato dell`edificio non c`erano finestre aperte e le uniche due erano murate dall`interno.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere chi avesse incontrato dentro quel locale Luigi.
Finalmente lo vide uscire, stava per premere il grilletto quando riconobbe l`uomo alla sua destra.
Un brivido freddo gli scese lungo la schiena e perse il momento opportuno per premere il grilletto, dopodiché i due sparirono al piano inferiore dell`edificio.
Antonio si apprestò a riprendere tutta la sua roba per andarsene, ancora intontito dai ricordi che quell`uomo gli aveva suscitato.
uscì sempre con la sua borsa da musicista a tracolla e si confuse tra la gente che ancora affollava quella piazza.
vagabondò per un`ora tra barucci malfamati e locali di poco conto nei bassifondi della città.
Alla fine, ubriaco da reggersi appena in piedi, si trascinò fino alla sua auto.
Maledicendo chiunque gli passasse per la mente, ancora sotto l`effetto evidente dell`alcool.
Arrivo sano e salvo a casa sua, se casa si può chiamare il posto in cui viveva.
In un quartiere degli anni `70, pieno di condomini scrostati, dove la legge non riusciva a farsi strada, qui viveva Antonio , abituato allo sfarzo delle ville più belle della città dove aveva vissuto con suo padre per tutta la giovinezza.
Suo padre arrestato e la sua casa sequestrata, lui era un fuggiasco, un cane rognoso di cui nessuno voleva sentir parlare.
Ripudiato dai suoi stessi amici, senza un lavoro, era finito in quella catapecchia che a stento si opponeva alla pioggia battente.
Il tetto sgangherato, mancavano quasi meta delle tegole, i muri erano ormai del colore dei mattoni, l`intonaco, o quel che ne rimaneva era putrescente.
il pavimento dei piani superiori era inagibile, in alcuni punti era persino crollato!
Solo dove viveva Antonio, la casa era ancora degna di questo nome.
Lui, infatti, aveva ripulito il pavimento e i muri, aveva persino ridato una parte d’intonaco e scacciato dalle loro tane i topi.
-Sempre meglio di un cartone- si diceva ogni volta che tornava a casa.
di questo non ne era convinto nemmeno lui.
Entrato in casa, si sbatté la porta dietro e si buttò direttamente sul letto. 
Si addormentò nel giro di qualche minuto, talmente aveva bevuto.
Cadde cosi in un sonno agitato e per nulla ristoratore .
La mattina, al suono della sveglia riuscì a stento ad alzarsi, e ancora addormentato, si avviò verso il lavello e poi verso la dispensa.
Tempo che si svegliasse completamente e il caffè era pronto.
Quella mattina doveva consegnare giornali a mezza città.
Col sole ancora giovane all`orizzonte
si avvio verso la sede del giornale.
Ormai andava avanti a lavori part-time: il mattino i giornali poi all'ora di  pranzo ad aiutare al bar, il pomeriggio a dare una mano al supermercato e la sera a consegnare le pizze.

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